top of page

SCAVI ARCHEOLOGICI RECENTI

RAMPIGNA

Il campo sportivo Rampigna è un vero e proprio pezzo di storia dello sport pescarese. Primo "stadio" della città, fu inaugurato nel 1927 mentre, su proposta di Gabriele D'Annunzio, il governo istituiva ufficialmente la Provincia di Pescara unendo i centri abitati di Castellammare Adriatico a nord e della vecchia Pescara a sud del fiume. Questo fece sì che anche le due società calcistiche: l’Ursus e l’Aternum, si unissero con il nome di “Tito Acerbo”.

Qui nacque il mito della “Strapaesana” che, nella stagione 1940-41, riuscirà a conquistare la tanto ambita promozione in serie B, tanto acclamata dai suoi tifosi da far soprannominare gli spalti: la “Fossa dei Leoni”. 

Nel 1947 venne dotata di una tribuna e le partite continuarono fino all’inaugurazione del ben più grande e capiente stadio Adriatico del 1955. Da quel momento in poi verrà destinato ad un uso non agonistico fino al definitivo e totale abbandono nel 2015. Negli anni seguenti, il consiglio comunale, ne propose a più riprese,

la riqualificazione che di fatto è iniziata soltanto nel 2020 con la realizzazione di alcuni saggi per verificare l’ipotesi di reperti archeologici nel sottosuolo.

Ipotesi avanzate sia dalle numerose segnalazioni dell’Archeoclub di Pescara ed associazioni quali Pescara Nostra sia da esperti come Ernesto Barbi e lo stesso funzionario archeologo della soprintendenza Andrea R. Staffa che, prove alla mano, hanno da sempre sostenuto la presenza di un sepolcreto nell’area del Rampigna.

Dopo solo tre saggi, l’archeologo Luca Cherstich incaricato di supervisionare i lavori, ha notato nel fango i resti di uno scheletro umano del III-IV secolo d.C. e i frammenti di una ceramica di 2500 anni fa.  Strutture come la vecchia banchina del porto romano, tratti delle mura spagnole, sepolture, fosse e ancora ceramiche, resti umani e piccoli oggetti sono emersi da quasi tutti i saggi effettuati per un periodo che va dall'epoca tardo antica a quella medievale.

BASTIONE SAN VITALE

Bastione di Nord-Ovest, già riemerso e successivamente interrato per la prima volta nel 1863, fu utilizzato da ferrovie dello Stato come basamento per la costruzione della ferrovia adriatica. 

Il 9 marzo 2020, durante i nuovi lavori di scavo per la realizzazione del terzo binario della ferrovia, all’altezza della rotatoria tra Via Chieti e Piazza Dalmati e Giuliani, sono riaffiorate in superficie due arcate in muratura che, frettolosamente attribuite ai resti della Piazzaforte, su segnalazione della cittadinanza, hanno decretato il fermo amministrativo dei lavori e la richiesta, da parte della soprintendenza di Chieti, della presenza di un archeologo . 

Ferrovie dello Stato, terminato il periodo di lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus, ha incaricato l’archeologo Eugenio di Vincenzo, vice presidente della confederazione

italiani archeologi per la sede Abruzzo, di supervisionare gli scavi già avviati. Il 4 maggio 2020 emergono i resti del bastione S. Vitale composti da: la cortina esterna del muro e gli ambienti voltati di quel che probabilmente fu la bottega del fabbro incaricato, tra l’altro, di ferrare gli zoccoli dei cavalli dei soldati di stanza nella fortezza. Le arcate rinvenute il 9 marzo sono state invece collegate al vecchio percorso ferroviario del 1870.

In qualità di consulente esterno, Eugenio di Vincenzo, viene nuovamente incaricato da Ferrovie dello Stato di realizzare una variante del progetto originale che possa inglobare e valorizzare i resti archeologici e i lavori di ampliamento della ferrovia insieme all’architetto Donato Palumbo e al restauratore Claudio Giampaolo per la stima dei costi di restaurazione da sostenere.

  • Grey Instagram Icona

Copyright © 2024 Fabio D'Anniballe

bottom of page