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EDIFICI STORICI E RESTI ARCHEOLOGICI

01_Banca Monte Paschi di Siena - Resti c

BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA 

All'angolo tra via G. D'Annunzio e Via Conte di Ruvo, dove oggi troviamo la banca Monte dei Paschi di Siena, un tempo sorgevano le mura della Piazzaforte spagnola comprese tra i bastioni San Rocco e San Giacomo. Benchè oggi quel tratto di fortificazione non esista più, all'interno del piano interrato che ospita la camera blindata e nel salone d'ingresso al primo piano sono ancora presenti numerosi resti delle mura storiche. 

02_Questura di Pescara - Cappella madonn

QUESTURA DI PESCARA - CHIESA DELLA MADONNA DEL CARMINE

La chiesa della Madonna del Carmine è il luogo sacro ancora agibile più antico di Pescara. Eretta nel XVII sec resterà l’unica chiesa a nord del fiume Aterno fino al novembre del 1665, anno in cui venne costruita, sulla collina di Castellammare Adriatico, la parrocchia della “santa Maria dei sette Dolori” che, insieme alla costruzione della piazzaforte avvenuta nel 1500, ne causeranno definitivamente la scomparsa dal panorama cittadino. 

Con molta probabilità la sua costruzione precedette di almeno un secolo quella della piazzaforte spagnola ed è plausibile pensare che sia nata dalla conversione al culto della Madonna, da parte dei primi coloni, di una piccola struttura votiva preesistente. Questo spiegherebbe perché la struttura e l’aspetto della chiesetta appaiono, almeno in un primo momento, molto umili e per quale motivo sorga ai margini della piazzaforte e non in un punto più centrale.

Una volta inglobata all’interno dell'area occupata dalla caserma Rampigna, la parte della fortezza spagnola destinata alle manovre militari ed allo stazionamento della cavalleria, la chiesa del Carmine, è passata dall’essere un’umile luogo di preghiera ad un deposito di masserizie e polvere da sparo. Dopo il restauro del 2001, seppur mutata nei volumi ed impreziosita da caratteristiche architettoniche baroccheggianti, tornerà a svolgere la sua vecchia mansione. 

L’aspetto attuale della facciata, rivestita di malta cementizia colorata, deriva dalla manutenzione finalizzata all’insediamento della Questura di Pescara subentrata alla Pol.G.A.I.

Al suo interno, la struttura è scandita sui lati da pilastri che dividono lo spazio in tre brevi campate mentre il piccolo soffitto è composto da una volta a botte lunettata,

impostata su un cornicione continuo che comunica con i sostegni. Sul retro della chiesa, vi è ancora un tratto di muro perimetrale della fortezza lungo oltre 20 metri ed alto 8, perfettamente conservato ed un ampio locale con tracce di pavimentazione originale del cinquecento oggi adibito a mensa della Questura. 

Inoltre, è giusto segnalare anche la presenza delle due caserme di cavalleria che, seppur trasformate in abitazioni ed uffici, corrono ancora parallele di fronte alla Cappella.

Oggi la chiesa della Madonna del Carmine è custodita all’interno dell’area riservata alla Caserma Manfredo Fanti di Pescara, in via Pesaro 7 sede della questura di Pescara.

La navata è unica ed è conclusa da un'abside a parete piana sulla quale si disegna l’immagine della Madonna del Carmelo che, seduta su un gruppo di nuvole, sorregge il Bambino. 

03_Resti del muro della fortezza Spagnol

RESTI DEL BASTIONE SAN VITALE - VIA CHIETI

Bastione di Nord-Ovest già riemerso e successivamente interrato per la prima volta nel 1863 da ferrovie dello Stato, fu utilizzato come basamento per la costruzione della ferrovia adriatica. 

Il 9 marzo 2020, durante i nuovi lavori di scavo per la realizzazione del terzo binario della ferrovia, all’altezza della rotatoria tra Via Chieti e Piazza Dalmati e Giuliani, sono riaffiorate in superficie due arcate in muratura che, subito collegate ai resti della Piazzaforte, su segnalazione della cittadinanza, hanno decretato il fermo amministrativo dei lavori e la richiesta della presenza di un archeologo da parte del funzionario Andrea R. Staffa funzionario della soprintendenza archeologica e belle arti di Chieti. 

Ferrovie dello Stato, terminato il periodo di lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus, ha incaricato l’archeologo Eugenio Di Valerio, vice presidente della confederazione italiani archeologi per la sede Abruzzo, di supervisionare gli scavi già avviati. Finalmente, il 4 maggio 2020 emergono i veri resti del bastione S. Vitale composti da: la cortina esterna del muro e gli ambienti voltati di quello che probabilmente era la bottega del fabbro incaricato, tra l’altro, di ferrare gli zoccoli dei soldati a cavallo della fortezza, mentre le arcate rinvenute il 9 marzo sono state definitivamente collegate al vecchio percorso ferroviario del 1870.

In qualità di consulente esterno, Eugenio Di Valerio, viene nuovamente incaricato da Ferrovie dello Stato di realizzare una variante del progetto originale che possa inglobare e valorizzare i resti archeologici ai lavori di ampliamento della ferrovia insieme all’architetto Donato Palumbo e al restauratore Claudio Giampaolo per la stima dei costi di restaurazione da sostenere.

04_Parco Colle del telegrafo, S.da Colle

PARCO COLLE DEL TELEGRAFO - TORRE DI AVVISTAMENTO NORMANNA

La parte più alta e panoramica del colle custodisce i resti delle fondamenta di una torre di avvistamento altomedievale, la quale diede il nome alla zona Nord di Pescara ("castellum ad mare"). Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi, temendo uno sbarco alleato, spianarono la sommità del colle per insediarvi una potente postazione di cannoni e così scomparvero anche i resti dell'antica fortificazione ed inoltre fu intaccato anche lo strato dell'importante sito archeologico. Nel dopoguerra, fu fatta una grossa campagna di scavo e dal sito vennero portati via un'enorme quantità di ceste di reperti. Tale scavo ridusse ulteriormente lo strato archeologico. Di fatti, lo stesso archeologo che aveva condotto i saggi, accertò che lo spessore dello strato archeologico era così sottile da dover stare molto attenti per non distruggerlo completamente.

05_Ex campo da calcio Rampigna - Sepolcr

EX CAMPO DI CALCIO RAMPIGNA

Il campo sportivo Rampigna è un vero e proprio pezzo di storia dello sport pescarese. Primo "stadio" della città, fu inaugurato nel 1927. Nello stesso anno, su proposta di Gabriele D'Annunzio, il governo istituiva ufficialmente la Provincia di Pescara unendo i centri abitati di Castellammare Adriatico a nord e della vecchia Pescara a sud del fiume. Questo fece sì che anche le due società calcistiche: l’Ursus e l’Aternum, si unissero con il nome di “Tito Acerbo”.

È qui che nacque il mito della “Strapaesana” che, nella stagione 1940-41, riuscirà a conquistare la tanto ambita promozione in serie B, acclamata dai suoi tifosi al punto che gli spalti da cui la incitavano vennero soprannominati la “Fossa dei Leoni”. Nel 1947 venne dotata di una tribuna e le partite continuarono fino all’inaugurazione del ben più grande e capiente stadio Adriatico nel 1955. Da quel momento in poi verrà destinato ad un uso non agonistico fino al definitivo e totale abbandono nel 2015. Negli anni seguenti il consiglio comunale ha, a più riprese, proposto la riqualificazione dell’ex campo da calcio che è di fatto iniziata solo nel 2020 con alcuni saggi per verificare l’ipotesi di reperti archeologici nel sottosuolo. Ipotesi più che, comprovata sia dalle numerose segnalazioni dell’Archeoclub di Pescara ed associazioni quali Pescara Nostra nonché di esperti come Ernesto Barbi e lo stesso funzionario archeologo della soprintendenza Andrea R. Staffa, prove alla mano, hanno da sempre sostenuto la presenza di un sepolcreto nell’area del Rampigna.

Resti che non hanno tardato a riaffiorare: dopo solo tre saggi, l’archeologo Luca Cherstich, incaricato di supervisionare i lavori, ha notato nel fango i resti di uno scheletro umano del III-IV secolo d.C. e i frammenti di una ceramica di 2500 anni fa.  Strutture come la vecchia banchina del porto romano, tratti delle mura spagnole, sepolture, fosse e ancora ceramiche, resti umani e piccoli oggetti sono emersi da quasi tutti i saggi effettuati per un periodo che va dall'epoca tardo antica a quella medievale.

15_Parco Colle del telegrafo, S.da Colle

VILLAGGIO NEOLITICO - COLLE DEL TELEGRAFO

Resti di un insediamento preistorico risalente all'età del bronzo

06_Santa Gerusalemme - Via Gabriele D'An

SANTA GERUSALEMME

Riportata alla luce nel 1990 dall archeologo della Soprintendenza di Chieti A.R. Staffa, allertato dalla segnalazione dell’esperto Ernesto Barbie che ne aveva intravisti i resti nel cantiere allestito per il posizionamento della SIP, il Tempio della Vittoria Augusta di Ostia Aterni, meglio noto come "Santa Gerusalemme", si trova quasi completamente sepolto sotto il tratto di viale D'Annunzio antistante la cattedrale di S. Cetteo. Le uniche parti ad oggi visibili sono: due piccole colonne e parte del muro esterno resi visibili attraverso tre teche in policarbonato poste a loro protezione sul marciapiede. 

Santa Gerusalemme è composta da sei pilastri in mattoni con basamenti in pietra lavorata. Ogni colonna trilobata rimanda a quella successiva ed insieme convergono verso il centro della cupola. La struttura interna, di 6 metri di diametro, è di epoca tardo romana a schema centrale tra il IV e il VI sec d.C. mentre le mura esterne risalgono ad un restauro successivo di epoca tardo antica. Strutture molto simili, secondo un’intuizione di E. Barbi, si trovano a Roma quali: il tempio di Minerva. Nel 1065, l'edificio venne convertito da sinagoga a chiesa e dotato di abside. 

Nei pressi di Santa Gerusalemme sorgevano anche due campanili e successivamente, la cosiddetta “Porta Nova” che, secondo E. Barba, fu ricavata dallo sfondamento della cappella aggiunta in un secondo momento della Chiesa di S. Gerusalemme, per permettere l’espansione del centro abitato al suo esterno ed il collegamento tra la città vecchia e i terreni del marchese Farina.

07_Aiuola parcheggio via delle caserme -

MOSAICO ROMANO

Il mosaico Romano databile intorno al II sec. d.C. è stato rinvenuto nel 2000 dall’esperto Ernesto Barbi lungo la golena sud del fiume Pescara e interrato poco tempo dopo. Nel 2001, sotto l'occhio vigile di Osvaldo Corneli e di Pietro De Santis (due tecnici della Soprintendenza esperti nel consolidamento e restauro di mosaici) è stato nuovamente riportato alla luce da E. Barbi che, potendo riprendere gli scavi interrotti l’anno prima, ha scoperto altri due mosaici meno complessi aventi un disegno geometrico più semplice formato da tessere bianche e nere, in uno grandi e nell'altro piccole. Intorno ad essi emersero inoltre: una porzione di lucerna in sigillata con un disegno molto particolare e uno strigile in bronzo. L’area, inoltre, custodisce nel sottosuolo, i resti dell’antico porto di Ostia Aterni e quello normanno riemersi in occasione degli scavi effettuati per il passaggio dell’oleodotto. Oggi il mosaico romano giace sepolto sotto tre strati di cellophane ed uno di terra nel parcheggio di via delle Caserme dove recentemente è stato recintato e protetto da una serie di paletti per evitare che le automobili vi sostino sopra.

08_Bastione San Giacomo - parcheggio all

BASTIONE SAN CRISTOFORO

Il mosaico Romano databile intorno al II sec. d.C. è stato rinvenuto nel 2000 dall’esperto Ernesto Barbi lungo la golena sud del fiume Pescara e interrato poco tempo dopo. Nel 2001, sotto l'occhio vigile di Osvaldo Corneli e di Pietro De Santis (due tecnici della Soprintendenza esperti nel consolidamento e restauro di mosaici) è stato nuovamente riportato alla luce da E. Barbi che, potendo riprendere gli scavi interrotti l’anno prima, ha scoperto altri due mosaici meno complessi aventi un disegno geometrico più semplice formato da tessere bianche e nere, in uno grandi e nell'altro piccole.

Intorno ad essi emersero inoltre: una porzione di lucerna in sigillata con un disegno molto particolare e uno strigile in bronzo. L’area, inoltre, custodisce nel sottosuolo, i resti dell’antico porto di Ostia Aterni e quello normanno riemersi in occasione degli scavi effettuati per il passaggio dell’oleodotto.

Oggi il mosaico romano giace sepolto sotto tre strati di cellophane ed uno di terra nel parcheggio di via delle Caserme dove recentemente è stato recintato e protetto da una serie di paletti per evitare che le automobili vi sostino sopra.

10_Complesso residenziale - Str. Fonte B

COMPLESSO RESIDENZIALE "ROSA DEI VENTI" - COLLE PIETRA

Nell’agosto del 1976, durante i lavori di sbancamento per la realizzazione del complesso residenziale “la rosa dei venti”, due ragazzi trovarono, in località Colle del Telegrafo, due tombe che affioravano dal terreno. I membri dell’ Archeo Club giunti sul posto recuperarono quanti più reperti possibili portato in parte a Pescara e in parte al museo archeologico nazionale di Chieti. I giornali dell’epoca riportano di una sepoltura del periodo romano e di un’altra del periodo tardo italico (probabilmente del V-IV secolo a.C.). 

09_Resti dei piloni del ponte romano som

PONTE DI TIBERIO I sec

Nel I secolo d.C, l’imperatore Tiberio, ordinò la costruzione di un ponte monumentale in legno e pietra per collegare le due sponde e favorire i traffici commerciali. Tale ponte sarà l’unico attraversamento sicuro del corso d’acqua per oltre un millennio poi crollato nel XVIII e sostituito prima da un ponte di legno e poi da uno in ferro. L’esperto storiografo Ernesto Barbi afferma che i piloni giacciano appena sotto il livello dell’acqua lungo la riva nord del fiume e sotto la Golena sud all’altezza del suddetto Ponte di Ferro.

11_Piazza Unione - resti fortezza spagno

PIAZZA UNIONE

Posta sotto vincolo archeologico sin dagli inizi del 1990, piazza Unione, già nota come "largo del Castello", è uno dei luoghi più densi di storia della nostra città. Qui, nel corso dei secoli sorsero: i magazzini e le strutture di epoca romana ubicati all'intersezione del terminale della Tiburtina con l'ancora più antica via di fondovalle ripresa da via delle Caserme; le fortificazioni e le torri bizantine poste a guardia della porta cittadina rivolta al mare al tempo delle guerre gotiche di Giustiniano; una torretta cilindrica di epoca normanna; il bastione San Cristoforo ed il castello utilizzato come residenza del governatore della fortezza spagnola. Durante i lavori di riqualificazione del 2002 dal manto stradale risorsero: le fondamenta della torretta di guardia di epoca normanna, dotata anche di cisterna ed un tratto delle mura bizantine di Aternum, realizzate nel VI secolo d.C. e spesse ben 1,80 metri, assieme ad una miriade di altre strutture risalenti ad epoche diverse; parti della Porta a mare detta anche propugnaculum di epoca bizantina (VI secolo) che crollò a causa di un violentissimo terremoto;

i resti di un muro medievale, di una torre normanna e del palazzo del governatore della fortezza spagnola del 1500.

12_Palazzo Simoncelli - Palazzo del gove

PALAZZO DEL GOVERNATORE

Ancor prima della Piazzaforte spagnola, l’antica Ostia Aterni era già cinta da mura spesse 1,80 metri e lunghe oltre 1 km erette dai bizantini già nel 600 d.C. per difendersi dagli attacchi dei Goti e dei Longobardi.
Tali mura continuarono a proteggere la città per tutto il Medioevo finché non vennero rimpiazzate dalla Piazzaforte. Le mura bizantine non furono però del tutto smantellate: diversi tratti vennero inglobati in quello che è oggi il Bagno Borbonico, mentre altri si conservano sotto il centro storico (Golena Sud, piazza Unione, viale d’Annunzio e Palazzo Monti). Il punto nevralgico di tali opere difensive era un castelletto ubicato nell'odierna piazza Unione.

Accanto ad esso, lì ove le mura fluviali piegavano verso sud volgendosi al mare, i Bizantini eressero un massiccio torrione di guardia, successivamente inglobato nel Bagno Borbonico. Studi compiuti alcuni anni fa hanno dimostrato che questo torrione è con ogni probabilità ancora lì, sotto i nostri occhi, seppur mascherato da stratificazioni posteriori che ne impediscono il riconoscimento. 

Visto da piazza Unione, esso appare come una semplice propaggine del Bagno Borbonico ingentilito da mattoncini ottocenteschi. Visto dalla Golena Sud, l’edificio tradisce invece la propria funzione difensiva, evidenziata dalle dimensioni massicce e dall'assenza di finestre lato fiume. 

14_Mercato coperto di porta nuova - Via

CHIESA DI S. AGOSTINO

Del convento annesso alla Chiesa di S. Agostino non resta più traccia. Durante gli scavi per la realizzazione del Mercato coperto e del rifacimento del manto stradale è riemerso un arco in pietra facente probabilmente parte della facciata principale e diversi resti delle fondamenta. 

13_Muro di sostegno della chiusa anti es

PORTA A CHIETI E BASTIONE SANT'ANTONIO

Uno degli ingressi della città di Ostia Aterni che a ridosso del bastione Sant'Antonio portava all'interno del porto. Durante la costruzione della pista ciclopedonale sono stati rinvenuti alcuni ambienti sotterranei, probabilmente cisterne adibite allo stoccaggio delle merci, che però sono stati presto chiusi e protetti con delle grate di ferro. Il suo nome è dovuto al fatto che proseguendo su via Orazio, questa si incontra con la via Tiburtina-Valeria la quale conduceva (e conduce ancora) alla città di Chieti anticamente conosciuta con il nome di Teate.  

16_Epigrafe Muzio Attendolo Sforza - Lun

EPIGRAFE DI M. ATTENDOLO SFORZA

L’epigrafe della morte di Muzio Attendolo Sforza è posizionata in via lungofiume dei Poeti sul muro di rinforzo del ponte Rinascimento antistante il parcheggio (mentre una sua copia è posta sulla sponda opposta del fiume, sempre sul muro di rinforzo del ponte Risorgimento ma nel parcheggio di Corso Manthonè). Il luogo scelto per il suo posizionamento è puramente simbolico dato che, secondo fonti storiche, il tratto di fiume allora guadabile sarebbe stato più a monte, probabilmente all’altezza del ponte Flaiano, dove il fiume curva e gli argini sono più vicini.

Proveniente da Ortona, lo Sforza, stava marciando con il suo esercito verso L’Aquila per rompere l’assedio imposto da Braccio da Montone quando, il 4 gennaio 1423, mentre attraversava il fiume Pescara, vedendo il suo scudiero che rischiava di affogare, scivolò nel fiume nel tentativo di salvarlo venendo portato via dalla corrente senza più riemergerne. 

17_Pavimentazione originale fortezza - v

PAVIMENTAZIO DEL XVI sec

Pavimentazione originale della piazzaforte cinquecentesca incastonata nella piccola via Catone attigua a casa d'Annunzio.

18_Villa mezzoprete - Strada colle di Me

VILLA MEZZOPRETE-GOMEZ

Villa storica della città di Pescara al cui interno, durante i lavori nel terreno circostante, è stato rinvenuto un fregio con bucrani in bassorilievo.

19_Campi ex Gesuiti - Via Maestri del La

CAMPO EX GESUITI

Durante i lavori di costruzione dei campi sportivi ex Gesuiti  sono riemerse alcune sepolture romaniche e italiche sia nell'area dove oggi troviamo i campi da calcio e baseball sia nei campetti da pallavolo retrostanti la chiesa in via del Santuario.

20_Piazzale centro Nazareth - Resti Chie

CHIESA S. AGOSTINO

Nel 1980, durante i lavori di trivellazione nel cortile del Centro Nazareth in via dei Bastioni, Ernesto Barbi (esperto in luoghi storici ed archeologici di Pescara e già segnalatore e scavatore di altri precedenti scavi in Pescara) domandò ad un giovane ingegnere di poter esaminare la montagna di fango tirata su dalla trivella da pozzo.
Qualche anno prima alcuni operai che avevano preso parte alla costruzione del centro, gli avevano rivelato di diverse strane grotte nel sottosuolo e data la loro vicinanza ad alcune imponenti rovine in mattoni, nel momento in cui chiese di esaminare quel fango, sapeva già che in quel luogo avrebbe trovato qualcosa. Dal fango riemersero subito uno spillone di osso o avorio con testa tonda e diversi pezzi di ceramica (fra cui della sigillata italica) che fornirono le prove sufficienti ad allertare la soprintendenza.

Da lì si effettuarono altri due saggi all’interno del perimetro della struttura per dimostrare, una volta per tutte, il fatto che fosse davvero una chiesa: sotto suggerimento dell’esperto E. Barbi, l’escavatore iniziò a

scavare nel punto in cui, se fosse stata una chiesa, ci sarebbe dovuta essere una cripta ed infatti, dopo appena due grattate della scavatrice, il pavimento della struttura cedette lasciando scoperta la sua cripta oltre che a diverse sepolture in tombe.

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